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Fiorentina, Saponara ricorda Astori: “Dura accettare la sua morte. Davide mi dava forza”

Riccardo Saponara

Davide non veniva giù per la colazione. Sono andati a chiamarlo, non rispondeva, hanno aperto la porta e lo hanno trovato disteso nel letto come se dormisse. Dalla mia camera ho sentito arrivare un’ambulanza, mi sono affacciato, poi una voce alle spalle: mi volto, è il magazziniere. Sono rimasto di pietra. In camera è entrato Laurini, mi ha chiesto che succedeva, allarmato. Si è affacciato mister Pioli. Era pallido, aveva le lacrime agli occhi, quasi non riusciva a pronunciare il nome di Davide. Ci ha abbracciati. Uno a uno. Ci ha abbracciati tutti“. Intervistato ai microfoni di ‘SportWeek’, Riccardo Saponara è tornato a parlare della tragica mattinata in cui Davide Astori è venuto a mancare.

Un ricordo indelebile, che resterà per sempre nella memoria del fantasista viola: “Non mi sono ancora dato una spiegazione per quanto successo, avrei accettato di più se fosse avvenuto in campo, quando il cuore è sotto stress, ma così… è dura. Ogni tanto negli spogliatoi ci capita di ricordarlo, di pensare a lui, ma non è facile. Ci chiediamo lui cosa avrebbe detto o fatto, ma è dura. Il suo nome è un po’ tabù. Facciamo fatica a pronunciarlo. Abbiamo deciso di andare avanti, per lui e per noi, ma sembra che molti si stiano tenendo dentro una grande sofferenza“. Infine, Saponara ha descritto e ricordato così il suo ex capitano: “Davide aveva un carisma forte, autorevole, quasi da fratello maggiore. Era capace di mettere a proprio agio le persone. Io sono un tipo ansioso, soffro molto l’attesa delle partite. Mi si chiude lo stomaco, mi viene il respiro corto. Davide invece affrontava la gara come se fosse un allenamento: in tranquillità“.

Da quel momento, l’ex Empoli non è più lo stesso, anche in campo: “Quest’anno sono rimasto parecchio ai margini per colpa degli infortuni, subito dopo la sua morte ho pensato: ‘Adesso è proprio finita, è la botta finale, non mi rialzo più’. Poi, insieme a pochi altri ai quali la famiglia aveva concesso questo privilegio, ho visto Davide nella camera ardente e mi è scattato dentro qualcosa. Al funerale ho finito le lacrime, ho accettato il dolore e la mia fragilità, come non avevo mai fatto prima per paura di passare per un debole. Invece, mostrarmi per quello che sono mi ha reso più forte. È l’ultimo regalo che mi ha fatto Davide“.

Rassegna Stampa

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