Dopo una lunga carriera passata tra Barcellona, Atletico Madrid, Genoa, Inter e PSG, l’italo-brasiliano ha deciso di dire basta. Il centrocampista, dopo la finale di Coppa di Francia in programma questa sera, ripartirà dalla panchina dell’Under 19 del Paris Saint Germain. Thiago Motta ha così ripercorso, attraverso un’intervista a La Gazzetta dello Sport, tutte le tappe più importanti della propria carriera: “Quando avevo 16 anni mi prese il Barcellona, ma ero da solo alla Masia e non fu affatto semplice. Ogni allenamento era una battaglia, appena prendevo palla tutti mi urlavano di passarla. Un giorno, stufo di ciò, fermai il gioco e dissi a tutti di darsi una calmata. Mi entravano duro e Puyol mi disse di fare altrettanto, così da quel momento mi rispettarono. Van Gaal era tosto, ti faceva allenare solo con la maglia dentro i pantaloncini. È stato lui ad inventare Puyol difensore. Iniesta? A 14 anni era già un fenomeno, non temeva nessuno. Fu Antic a schierarmi per la prima volta davanti alla difesa, ma non correva buon sangue tra noi ed un giorno lo mandai a quel paese. Allora Luis Enrique, il mio più grande capitano, mi portò da lui e mi fece chiedere scusa” ha raccontato il giocatore del PSG. “Messi è un amico, ma durante il primo allenamento con lui gli entrai malissimo. Era il solo modo per fermarlo. Eto’o? Leader dentro e fuori dal campo, è soprattutto grazie a lui se all’Inter abbiamo avuto quei successi”.
“Nel 2003 Ancelotti mi voleva al Milan, e Galliani mi offrì un contratto da 1.5 milioni all’anno” ha continuato Thiago Motta. “Qualche anno più tardi, quando litigai con Laporta, mi voleva la Roma di Spalletti. Alla fine però finii all’Atletico, e mi dovetti operare per la terza volta al ginocchio, credendomi ormai finito. Poi Canovi mi portò al Genoa, ma anche con Gasperini all’inizio non fu facile. Dopo tanta fatica, però, lui mi fece innamorare di nuovo del calcio”.
L’italo-brasiliano ha infine parlato della vittoria della Champions in nerazzurro, dell’approdo al PSG e del suo prossimo futuro: “All’Inter fui ceduto insieme a Milito, anche se la Roma mi offriva di più. Ricordo che Mourinho mi chiamò per chiedermi se fossi pronto alla guerra, era un motivatore. Dopo gli ottavi con il Chelsea capimmo che potevamo vincere. La svolta, però, fu dopo la Coppa d’Africa: Mou disse ad Eto’o che non si impegnava, così lui si mise a fare il terzino. I litigi con Buffon ed Ibra? Con entrambi siamo grandi amici, ma da avversari è un altro conto. Andai via dall’Inter a causa di Branca, che mi raffigurava come il problema numero uno dei nerazzurri. Non mi piace la parola ‘oriundo’, io mi sento un italiano nato all’estero. Futuro? L’anno prossimo inizierò sulla panchina dell’Under 19 del PSG, ma un giorno vorrei allenare Neymar e tutta la prima squadra”.