Dopo le varie polemiche sull’esclusione dai Mondiali e sul suo gioco, Gianpiero Ventura si racconta e lo fa con quelle parole che lasciano pensare ad una rottura definitiva fin dai primi mesi con la Federazione.
Intervistato da “La Gazzetta dello Sport”, l’ex ct azzurro spiega i motivi del disastro: “Non mi ero mai occupato di politica sportiva e non ho mai voluto farlo, non mi piace essere incastrato in un sistema. Il mio modo di dirigere l’Italia stava andando bene, ringiovanendo una delle nazionali più vecchie di sempre. Se fossimo andati ai Mondiali questa squadra giovane avrebbe fatto grandi cose, invece da quella sconfitta con la Spagna è cambiato tutto, ho perso la fiducia di tutti e hanno cercato di accusarmi in tutti i modi. Sono stato visto come l’unico colpevole della disfatta italiana, né la Fereazione né la squadra si sono prese le loro colpe. L’unico mio errore nella mia esperienza in azzurro è stato quello di non dimettermi, la passione che volevo trasmettere era tanta da non pensare più a niente.”
E sulle scelte di formazione sbagliate, Ventura si difende: “Ho fatto delle valutazioni tattiche in base al gioco della Svezia, il caso riguardante De Rossi è una scusante, non gli avevo neanche detto di entrare in campo. Balotelli? Lo avrei convocato per le amichevoli e il Mondiale, ma non è andata come previsto. Il rammarico è grande, mi hanno incolpato tutta la gestione e questo me lo porterò con me per tutta la mia vita. Non sono per niente depresso, anzi non vedo l’ora di tornare ad allenare una squadra di calcio perché sono carichissimo, sono 35 anni che sono nel mondo del calcio e non saranno delle critiche a far cambiare il mio modo di vedere le partite.”