Che negli Stati Uniti sia già diventato una star non è certo un mistero. Le curiosità sulla carriera di Zlatan Ibrahimovic, però, sembrano non avere mai fine. E l’attaccante svedese, ora in forza ai Los Angeles Galaxy, ne ha raccontate molte in un’intervista alla BBC, mostrando anche alcuni momenti di debolezza avuti in passato: “Quando arrivai alla Juventus capii che si stava alzando il livello” ha dichiarato Ibra. “Ad inizio carriera non contava molto segnare, bastava far vedere la propria tecnica e le proprie qualità. Una volta arrivato in bianconero le cose sono cambiate, mi hanno detto ‘o fai gol, oppure non ci servi a niente’. Capello mi faceva allenare ogni giorno per mezz’ora sulle conclusioni a rete, gridava continuamente verso di me ed io ero esausto. Alla fine, però, sono diventato una macchina da gol, ed in Italia è la cosa più difficile. C’erano difensori come Maldini e Nesta, ma per fortuna mi allenavo con gente come Buffon, Cannavaro e Thuram. Quell’ambiente mi ha aiutato a crescere”.
Ibrahimovic si è poi soffermato sulla sua avventura al Manchester United: “Prima di scegliere la Premier ho parlato con tanti giocatori, e tutti mi sconsigliavano di andare perché in Inghilterra ti giudicano dopo una sola stagione. Per questo motivo in me è scattata la sfida, non volevo altro. A 35 anni pensavo di essere vecchio, ma invece ho fatto sembrare vecchia io la Premier League. Dovrebbero essere felici che non sia arrivato 10 anni prima, altrimenti avrei cambiato la storia di quel campionato. Lo United era il club che volevo far brillare, e ci sono riuscito. Lì mi sentivo come Benjamin Button, solo l’infortunio mi ha fermato. È stato un brutto momento perché non avevo mai avuto un problema così serio, ero indistruttibile. Infatti nessuno mi ha fatto male, solo Zlatan poteva infortunare Zlatan. Ma non era quello il modo in cui volevo terminare la mia carriera”.
“Mia moglie non vuole le mie foto in casa, dice che già si parla troppo di me in giro” ha proseguito lo svedese. “L’unica foto che abbiamo è quella dei miei piedi: è grazie a loro che ho potuto raggiungere tutto ciò che ho. Io vengo dal ghetto, tutti mi vedevano diverso e non mi hanno mai dato il benvenuto. Ma ora che ho mostrato qualcosa di diverso, mi seguono tutti. Io vengo dal mio pianeta, ossia il Pianeta Zlatan”.